Egitto - Storia e società

Secoli di splendore e di sottomissione 
La storia del paese è inestricabilmente legata a quella del fiume Nilo, che fin dai primi insediamenti umani è stato la fonte della vita economica, sociale, politica e religiosa, riducendone la situazione di semi-isolamento dovuta ai suoi deserti. Più di 50 faraoni e 30 dinastie dovettero succedersi nei 2.700 anni che seguirono, prima che Alessandro Magno irrompesse nella scena e avviasse un lungo e ininterrotto periodo di dominio straniero. Con le dinastie successive l’impero divenne preda di invasori stranieri, tra cui i Greci che vi governarono per 300 anni e i Romani che con Giulio Cesare e Marco Antonio allargarono l’impero fino a queste regioni. Anche i Persiani giunsero in Egitto, seguiti dagliArabi che nel 640 d.C. introdussero l’Islam nel paese. Nell’XI secolo, con le crociate, i cristianid’Europa si impadronirono della Palestina e dei territori egiziani, mentre nel 1517 entrarono in scena iTurchi che rimasero finché Napoleone si impadronì del paese nel 1798, per essere cacciato dagli inglesi nel 1801, a loro volta allontanati da Mohammed Alì, un luogotenente del contingente albanese dell’esercito ottomano. Nel 1869 iniziarono gli scavi del Canale di Suez, mentre nel 1879 – a seguito di un indebitamento dello stato – amministratori inglesi e francesi si installarono nel territorio e l’Impero britannico prese il controllo del paese, nonostante venne istituita una monarchia costituzionale guidata da re Fuad I. Dopo la seconda guerra mondiale, con altri sei paesi l’Egitto fondò la Lega araba, ma la guerra aveva lasciato il paese a pezzi e la successiva sconfitta nel 1948 nella guerra contro Israele non fece che aumentare il caos. Nel 1952 un colpo di stato guidato dalcolonnello Nasser rovesciò il governo. Francesi e Inglesi, non volendo perdere il controllo di Suez, occuparono il paese, ma le truppe della Nazioni Unite riportarono la pace e Nasser fu acclamato eroe, soprattutto dagli arabi. Nel 1967 un nuovo scontro con Israele diede inizio alla guerra dei sei giorni, quando lo stato ebraico occupò il Sinai, le alture del Golan, la Cisgiordania e chiuse il Canale di Suez. Alla morte di Nasser lo sostituì Sadat, che si dedicò a migliorare i rapporti con l’Occidente. Nel ’73 attaccò di sorpresa gli occupanti israeliani del Sinai e nei negoziati di pace ottenne la sponda orientale di Suez, fino a giungere al Trattato di Camp David nel ’78: Israele acconsentì a ritirarsi dal Sinai e l’Egitto riconobbe l’esistenza dello stato ebraico. Dopo l’assassinio di Sadat nel 1981, ritenuto da molti un traditore per l’accordo con Israele, salì al governo il vicepresidente Hosni Mubarak, ancora oggi al potere.

Il presente, a un bivio
Oggi l’Egitto è un paese relativamente stabile, con una crescente alfabetizzazione, un incremento della privatizzazione dell’economia e la disponibilità di riserve energetiche (specie di petrolio e gas) che attira molti investitori stranieri, ma presenta anche focolai di terrorismo islamico e gravidisparità sociali che lo tengono al 123° posto per indice di sviluppo umano, dopo Capo Verde e Guatemala e prima di Nicaragua e Botswana. Dal punto di vista della sicurezza, negli anni Novanta i fondamentalisti islamici hanno iniziato una campagna di violenze e intimidazioni contro turisti e forze di sicurezza egiziane, sfociati in una attentato ai danni del presidente nel 1995 e in un massacro di civili (più di 70 persone) nel ’97. Sempre in questo periodo il paese ha conosciuto tensioni con il Sudan per il territorio conteso di Halaib. E se da un lato il presidente Mubarak è attento a esportare un’immagine moderna e moderata, con politiche di apertura e collaborazione con l’Occidente (anche nella gestione della questione israelo-palestinese), il suo
rimane un regime musulmano pro-arabo e pro-libico, dove la legge islamica (shari’a) è alla base della vita e delle leggi. Nel 2003, per la prima volta nella storia del paese, una donna è stata nominata giudice della Corte Costituzionale (Tahany el-Gebaly), però la condizione femminile è ancora problematica, specie nelle campagne o nelle famiglie più tradizionaliste. Alle consultazioni elettorali del 2005, le prime svoltesi con un’ampia rosa di candidati ma in un clima di brogli e irregolarità elettorali, Mubarak ha ottenuto un ampio consenso, promettendo al suo popolo di proseguire sulla strada delle riforme. Staremo a vedere. Intanto la ONG Freedom House inserisce l’Egitto tra i paesi ‘parzialmente liberi’ per espressione e diritti civili.

L’Egitto degli artisti
La pittura ha fatto parte della vita degli egiziani a partire dalle decorazioni delle piramidi. Oggi gli artisti contemporanei, dopo anni di forte influenza delle correnti occidentali, possono vantare uno stile nazionale, come i pittori Gazbia Serri, Inji Eflatoum, Abdel Wahab Morsi, Adele l-Siwi e Wahib Nasser. Se la musica popolare è stata dominata dall’onnipresente voce di Om Kolthum, chiamata anche ‘madre d’Egitto’ e scomparsa nel 1975, i suoni contemporanei stanno assorbendo un numero sempre più crescente di elementi del pop europeo e americano, con cantanti come Iheb Tawfik, Mohammed Fouad e Hakim. Importanti interpreti del passato furono invece Abdel Halim al-Hafez e Mohammed Abd el-Wahaab. In letteratura, l’Egitto vanta un premio Nobel: Naguib Mahfouz con la sua Trilogia del Cairo. Al suo nome sono legati altri 40 romanzi e 30 sceneggiature cinematografiche. Il suo romanzo Il rione dei ragazzi, scritto negli anni ’50, è invece stati messo all’indice perché considerato blasfemo da molti egiziani. Altri scrittori importanti sono Tawfiq al-Hakin, Yahya Haqqi, Yusud Idris e Nawal al-Sa’dawi, l’autrice donna più conosciuta all’estero.