Ucraina - Storia e società

I primi conquistatori
La storia dell’Ucraina inizia con il rumore degli zoccoli dei cavalli, quando gli Sciti che dominavano le steppe a nord del Mar Nero, dal VII al IV secolo a.C., diedero inizio a secoli di dominazione politica e culturale straniera. Quando giunsero, i soldati trovarono in realtà popolazioni che già abitavano queste regioni, da più di 6.000 anni, e appartenevano alla cultura Trypillia. Dal mare giunsero invece migrantiGreci, che fondarono colonie lungo la costa e introdussero il modello della città-stato. L’interazione tra Sciti e Greci produsse una cultura propria, con caratteristiche originali rispetto a quelle dei popoli confinanti. Altri invasori seguirono, tra Sarmati, Alani, Ostrogoti, Unni e Kazari turco-iraniani, che costituirono la geografia dell’attuale Ucraina. La prima unificazione del territorio risale all’invasione di un popolo scandinavo, i Rus’, che conquistarono Kiev nel 882 d. C. e ne fecero il centro del regnoRus’ di Kyiv, la cui estensione andava dalle rive del Volga al Danubio fino al Mar Baltico. I Rus’ formarono per lungo tempo l’élite militare e politica della regione, ma si slavizzarono velocemente, assumendo le stesse tradizioni del resto della popolazione. L’unificazione di un territorio così vasto sotto un’unica autorità conferì per due secoli una grande prosperità alla regione, che divenne un punto di passaggio obbligato del commercio tra il Baltico e il Mar Nero, attraverso il fiume Dnepr, per il trasporto di merci pregiate come pellicce, cera, miele, zanne di tricheco e schiavi provenienti dall’odierna Bielorussia. Nel 988 il capo dei Rus’, Volodymyr, accolse il cristianesimo da Costantinopoli, dando inizio a un lungo periodo d’influenza bizantina sulla politica e sulla cultura dell’Ucraina. Nel 1520, l’impero ottomano controllava tutta la zona costiera del paese.

Dai cosacchi alla russificazione del paese
Alla fine del XV secolo, la guerra e la peste avevano decimato la popolazione. In questo periodo il territorio venne occupato da schiavi in fuga e da rifugiati ortodossi che scappavano dalle regioni vicine. Queste persone vennero definite kozak (cosacchi), un termine turco che significa nomade, avventuriero o libero. I cosacchi dell’Ucraina con il passare del tempo diedero vita a uno stato che, anche se ufficialmente era sotto la dominazione prima della Polonia e poi della Russia, godeva di una grande autonomia. Vent’anni più tardi, però, la situazione degenerò e questo stato venne diviso fra Polonia e Russia. Per la sua posizione geografica, l’Ucraina ha giocato un ruolo importante nelle guerre fra l’est-Europa e l’impero Ottomano, che a seguito dello scontro con l’Impero Russo dovette cedere i territori costieri lungo il Mar Nero. Nonostante le promesse, l’élite ucraina e i cosacchi non ricevettero mai le libertà che attendevano dai russi, ma poterono arrivare ai gradi più alti della gerarchia e della Chiesa ortodossa. Il nazionalismo ucraino che fiorì intorno al 1840 spinse gli zar a proibire l’uso della lingua ucraina nelle scuole, sui giornali e sui libri. Dopo la prima guerra mondiale e la caduta dello zar, l’Ucraina ebbe la possibilità di guadagnarsi l’indipendenza, ma nessuna delle diverse fazioni del paese riuscì a ottenere il sostegno decisivo. Ebbe così inizio una guerra civile e il paese si ritrovò ben presto in una situazione di anarchia, con sei eserciti che si contendevano il potere e Kiev che cambiava governo cinque volte l’anno. Dopo una lunga serie di battaglie che coinvolsero anche la Russia, la Polonia e diverse fazioni etniche e politiche dell’Ucraina, la Polonia si appropriò di alcune zone dell’Ucraina occidentale e i sovietici ottennero il resto del paese. Nel 1922, l’Ucraina entrò a far parte ufficialmente dell’URSS.

Le epurazioni si Stalin
Nel corso degli anni ’20, mentre la leadership di Mosca diventava sempre più palese, si ebbe una ripresa del nazionalismo ucraino. Quando salì al potere nel 1927, Stalin utilizzò l’Ucraina come prova per le sue idee sul nazionalismo ‘pericoloso’ e per confermare la sua ideologia. A partire dal 1929 operò una sistematica nazionalizzazione delle piccole imprese agrarie che nel paese erano numerosissime (la cosiddetta dekulakizzazione, dal termine kulak, piccolo proprietario terriero) e una politica di collettivizzazione dei terreni. Sedò con numerose deportazioni la ribellione degli agricoltori e nel 1932 procedette a un sistematico ammasso delle derrate e dei raccolti, con conseguente carestia che costò circa 10 milioni di morti (il cosiddetto holodomor ucraino). Ulteriori perdite avvennero in seguito a deportazioni ed esecuzioni di intellettuali e vennero distrutte oltre 250 tra chiese e cattedrali. Durante l’epurazione del 1937-39, milioni di ucraini vennero assassinati o deportati nei campi di concentramento sovietici. La seconda guerra mondiale fu causa di altre devastazioni e morti (oltre 6 milioni di persone persero la vita, tra cui buona parte della comunità ebraica), nelle battaglie tra l’Armata Rossa e l’esercito tedesco e tra le fila dell’Esercito Insurrezionale Ucraino.

L’indipendenza e la rivoluzione arancione
Il disastro di Chernobyl, nel 1986, e l’angosciosa lentezza della risposta ufficiale sovietica provocarono malcontento in tutto il paese. A partire dal 1990 si diffuse nel paese il Movimento del Popolo Ucraino per la Ricostruzione, fondato da intellettuali e scrittori, e nel luglio dello stesso anno il parlamento proclamò la Repubblica (ma non la secessione). Nel 1991 il partito comunista ucraino venne messo fuorilegge e il Parlamento dichiarò l’indipendenza e indisse il referendum di conferma, con le prime elezioni democratiche della storia del paese. I rapporti con la Russia furono inizialmente molto tesi, restavano da risolvere la questione degli armamenti nucleari in territorio ucraino e il controllo della flotta del Mar Nero ancorata a Sebastopoli. Nel frattempo, un’inflazione altissima, la mancanza di riserve energetiche e un potere d’acquisto sempre più basso ridussero in miseria il paese ed esacerbarono le tensioni interne, alimentate da differenze etniche e regionali. Alla fine degli anni ’90 i rapporti fra Ucraina e NATO furono causa di nuove tensioni con la Russia. Nel 2000 viene creato un governo riformista con a capo Viktor Juščenko‎, che però venne destituito l’anno successivo, dando inizio a un periodo di instabilità. I risultati delle elezioni presidenziali dell’ottobre-novembre 2004 vennero sospesi dalla Corte Suprema, dopo proteste popolari per sospetti di brogli a favore del primo ministro Janukovyč. Iniziò la cosiddetta “Rivoluzione arancione”, portata avanti dai sostenitori di Juščenko, che poi vinse le seconde elezioni il 26 dicembre, dopo una battaglia elettorale molto serrata, in cui Juščenko fu anche vittima di un avvelenamento da diossina. La rivoluzione colorata ha visto il forte sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, che salutarono con favore la caduta di un’autocrazia post-sovietica e il conseguente spostamento politico dell’Ucraina verso l’Unione Europea. Meno entusiasta fu naturalmente la Russia, che con Gazprom aumentò la tariffa sul gas.

Attualmente la situazione politica all’interno del paese rimane molto difficile e si gioca a colpi di decreti per modificare la Costituzione per via parlamentare, allo scopo di ridurre i poteri del presidente, e continue elezioni parlamentari anticipate, dall’esito sempre controverso. Nel 2008 si è assistito ad un’altra crisi politica, causata dalle reazioni alla guerra in Ossezia del Sud. Il cammino verso la normalità è iniziato, ma ancora non ha raggiunto la sua meta finale.

La cultura qui è ucraina
Per anni il mondo occidentale ha considerato l’Ucraina semplicemente come una parte della Russia. Ma il borshch, le uova dipinte e molte delle più famose canzoni cosacche e delle danze tradizionali hanno avuto origine qui. Le origini della letteratura nazionale risalgono alle cronache slave medievali, mentre in età moderna il filosofo Hryhorii Skovoroda, considerato il ‘Socrate ucraino’, scrisse poemi e trattati filosofici destinati alla gente comune e non all’élite. Taras Shevchenko, fervente nazionalista nato come schiavo nel 1814 e poi diventato eroe nazionale, fu il primo scrittore di lingua ucraina di una certa importanza. Il migliore e più produttivo dell’inizio del XX secolo fu Ivan Franko, le cui opere comprendono racconti di fantasia, poesie, opere teatrali, trattati filosofici e racconti per bambini. Molti scrittori trattarono l’argomento dell’occupazione sovietica e per questo molti furono perseguitati: le opere di Vasyl Stus ‘Winter Trees’ (1968) e ‘Candle in the Mirror’ (1977) diedero inizio all’agonia dei poeti dissidenti e causarono la morte del suo autore in un campo di concentramento sovietico.

La musica ucraina trae ispirazione dalle antiche tradizioni orali dei bylyny (poemi narrativi epici) e delle dumas, lunghe ballate liriche che celebravano la gloria dei cosacchi. La musica popolare affonda le sue radici nei leggendari kozbar, i menestrelli erranti del XVI e del XVII secolo, le cui canzoni narravano episodi eroici ed erano accompagnate dal kozba, uno strumento simile al liuto. Labandura, uno strumento più grande che poteva avere fino a 45 corde, divenne il simbolo della nazione e oggi il Coro di Bandura Ucraino di Kyiv si esibisce in tutto il mondo. Mykola Lysenko è probabilmente il compositore classico ucraino più conosciuto e famoso, perché ha arrangiato le sue composizioni per pianoforte, basandosi su canzoni popolari ucraine. Fra i musicisti contemporanei spiccano invece il gruppo punk Plach Yeremiyi e la cantautrice Nina Matvienko che trae spunto dalle tradizioni popolari ucraine.

Quasi ogni città possiede la sua cattedrale, vecchia di qualche secolo, e molte offrono musei diarchitettura popolare all’aperto, grotte che conservano le spoglie dei monaci e raffinati mosaici. Non c’è dubbio: la pittura affonda le sue origini nelle tematiche religiose. Fino al XVII secolo la forma di espressione più diffusa era l’icona, una piccola immagine di Cristo, della Vergine Maria, degli angeli o dei santi dipinta su un pannello di legno alla quale erano attribuiti poteri curativi e spirituali. Nelle chiese si diffusero anche i dipinti murali, i mosaici e gli affreschi. L’ascesa al potere dei cosacchi nel XVII secolo favorì lo sviluppo di nuove scuole di pittura secolare con tematiche nazionalistiche. Dopo anni di freddo Realismo Sovietico, in questo momento la sperimentazione stilistica e le tematiche nazionalistiche sono nuovamente in auge.