Dalle conquiste di Alessandro Magno alla collettivizzazione sovietica
L’Uzbekistan si è sempre distinto dal resto dell’Asia centrale per una forte presenza di popolazioni sedentarie, nonostante le origini seminomadi, con stili di vita basati su metodi agricoli e abitudini comunitarie. La regione faceva parte dell’impero persiano, per essere invasa nel corso dei secoli daAlessandro Magno, i turchi, Gengis Khan, la Russia zarista di Pietro il Grande e successivamente di Nicola, che nell’Ottocento mirava a impedire l’espansione degli inglesi in Asia centrale. Dopo la rivoluzione russa del 1917, i bolscevichi proclamarono la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan, anche se la maggior parte delle popolazione non si identificava in una nazione quanto in un’etnia: turca o persiana. Nel 1924 fu proclamato l’Uzbekistan, che però cambiò aspetto e proporzioni diverse volte nel corso degli anni seguenti. Per i contadini uzbeki il principale impatto con il governo sovietico fu la collettivizzazione forzata delle loro terre e fattorie, con il massiccio passaggio alla coltura del cotone. Per l’intellighenzia, invece, significò purghe devastanti.
Verso un’indipendenza…
Il primo movimento popolare non comunista fu fondato nel 1989, per ottenere il riconoscimento dell’uzbeko come lingua ufficiale e denunciare gli effetti negativi della monocoltura del cotone. Bisognerà aspettare il colpo di stato del 1991, però, per raggiungere l’indipendenza del paese, anche se il partito comunista si limitò a cambiare nome, mantenendo il vecchio apparato di controllo. Il suo leader, Islom Karimov, è rimasto ben saldo al potere e ancora oggi guida il paese, grazie anche a una politica di restrizioni, controllo dei mass media, costante minaccia di violenza e della presenza di un vero e proprio stato di polizia.
…da regime
Se ufficialmente l’Uzbekistan è una democrazia pluripartitica, in realtà i gruppi di opposizione vengono sistematicamente messi a tacere. Nel 1995 un referendum sul prolungamento del mandato di Karimov fino al 2000 ha ottenuto il 99% dei si: un plebiscito poco credibile. Nelle elezioni del 2000 il presidente ha nuovamente vinto con il 91,9% dei voti, con un’affluenza alle urne pari al 95%. Sia i membri dell’OSCE (l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che l’ODIHR (l’ufficio dell’OSCE per le istituzioni democratiche ei diritti umani) hanno manifestato le proprie riserve sulla correttezza del meccanismo elettorale e le fasi di voto, ma nonostante questo nel 2002 un nuovo referendum ha esteso il mandato presidenziale di altri sette anni, con ulteriore conferma nel dicembre del 2007 (le prossime elezioni sono previste nel 2014). Con il 33% della popolazione che vive ancora sotto la soglia di povertà, l’Uzbekistan è al 119 posto per indice di sviluppo umano nella classifica delle Nazioni Unite.
Arte popolare
Se alcuni dei più raffinati e audaci esempi di architettura sacra islamica si trovano a Bukhara, Khiva e Samarcanda, l’arte popolare uzbeka si è sviluppata su oggetti trasportabili (vestiti, armi, gioielli, tessuti, ricami e tappeti), in sintonia con le origini seminomadi e con il continuo passaggio di persone e merci provenienti da Occidente e Oriente. Visto che l’Islam proibisce la rappresentazione di esseri viventi, si sono sviluppate forme di espressione calligrafiche e di scultura ornamentale. La pitturarifiorì in epoca sovietica, unendo il realismo socialista con un finto tradizionalismo: nacquero così quadri in cui uomini uzbeki sorridenti erano ritratti in una sala da tè, sullo sfondo di alte e fumose ciminiere futuristiche. Nella regione autonoma del Karakalpakstan si trova il famoso museo Savitsky , conosciuto per le sue rare collezioni di dipinti del periodo di avanguardia russa e di testimonianze ed oggetti delle popolazioni nomadi della zona.
Tradizioni estetiche
Secondo la tradizione locale, gli uomini indossano colori scuri, a parte il vivacissimo sash, usato dagli anziani per chiudere i lunghi giubbotti imbottiti. Quasi tutti portano il dopy, una papalina nera quadrangolare, con ricami bianchi. Le donne prediligono colori sgargianti, gonne o abiti lunghi fino al ginocchio, portati sopra pantaloni dello stesso tessuto. Vi sono poi dei segni di riconoscimento: se una donna porta uno o due trecce significa che è sposata, se invece ne ha di più vuol dire che è nubile. Lesopracciglia grosse e che si uniscono sopra il naso sono inoltre considerate un segno di bellezza, una particolarità che spesso viene sottolineata con l’uso della matita.